Le Formemute sono volti ispirati a feti umani, visibili solo alla luce.
Trasfigurazione dei feti che si vedono nelle ecografie, li ho immaginati nel ventre dell’universo, ciechi e ignoranti, nell’interstizio del tempo umano tra esistenza e non esistenza, tra luce e oscurità, come esseri silenziosi, assorti in un divenire organico-cellulare in risonanza col divenire della materia cosmica da cui provengono.
Il processo pittorico alterna momenti di costruzione e distruzione per approfondire e far apparire una forma che, retroilluminata, trova un equilibrio tra definito e indefinito,
L’opera posata su una lightbox è fotografata e stampata su carta Awagami. Sulla stampa continuo il lavoro con interventi pittorici e grafici. Voglio creare un dialogo tra l’ atto creativo della pittura e la tecnica fotografica come "mezzo pittorico," tra la materia viva dei pigmenti naturali e della terra cui è fatta l’opera e quella della fotografia che ne cattura l’essenziale.